Lo studio proseguito con altri portò nel 1948 alla scoperta di un peptide, Bradichinina, nel plasma sanguigno, che è mostrata nella molecola in 3D visualizzata sotto.
Gli studiosi si accorsero che la bradichinina causava un allargamento dei vasi sanguigni e quindi un abbassamento della pressione.
Lavorando su questo peptide giunsero a scoprire altre molecole con un effetto di vasodilatazione più grande, sia per grandezza che per durata. Questa molecola fu chiamata fattore potenziante della Bradichinina, BFP, e diede l’idea per una nuova serie di molecole utili a trattare la pressione alta o ipertensione.
I tre enzimi sono ACE, enzima che converte l’angiotensina, APP l’amminopeptidasi P e Carbossipeptidasi N su posizioni particolari del peptide.
Quello che poi si scoprì negli studi è che una proteina del rene, la renina, viene prodotta quando la pressione tende ad aumentare nel sangue. La renina viene poi idrolizzata in vari passaggi fino a produrre la angiotensina I e angiotensina II: questa seconda molecola è responsabile della vasocostrizione.
La scoperta dell’enzima che produce l’angiotensina II e distrugge anche la Brachikinina portò poi alla formulazione di inibitori per trattare la ipertensione.
Questo enzima è appunto ACE, enzima che converte l’angiotensina, e gli ACE Inibitori sono farmaci che controllano la pressione sanguigna.
Il primo farmaco formulato fu una variante della Brachichinina, il Teprotide, che però costava moltissimo e non era somministrabile per via orale.
Gli studi successivi fecero notare che del Teprotide l’amminoacido terminale Prolina era la parte efficace nel bloccare l’attività enzimatica.
Continuando a ricercare le possibili alternative, si giunse a definire la molecola della Succinilprolina e da qui il Captopril, o Acido (2S)-1-[(2S)-2-metil-3-sulfanilpropanoil] pirrolidina-2-carbossilico. (pagina Originale CAPTOPRIL)
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