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Insuline animali lente e veloci per curare il diabete

insuline animali

La molecola delle insuline animali sono tra gli ormoni più importanti che controllano l’informazione su quanto glucosio è disponibile in ogni momento nel sangue.

Le insuline animali sono un ottimo sostituto dell’insulina umana quando quest’ultima non è più sintetizzata a sufficienza oppure è assente.

Le cellule Langerans del pancreas sintetizzano nl’insulina che è immesso nel sangue quando il livello di glucosio sale.

In questo modo l’insulina dà il segnale alle cellule del corpo dal fegato ai muscoli alle cellule di acido grasso di immagazzinare il glucosio sotto forma di glicogeno oppure di trasformarlo in grasso.

Quando il funzionamento dell’insulina non va, a causa di danni genetici alle cellule Langerans del pancreas o a causa di diete errate o età avanzate, il livello del glucosio del sangue sale in modo pericoloso e deve essere riportato nei valori normali attraverso medicamenti.

Per il Diabete di tipo I che spesso sorge in tenera età, l’unica alternativa è fornire al corpo l’insulina di cui ha bisogno e che non riesce più a sintetizzare.

A questo fine le insuline animali diventano insostituibili.

Per lungo tempo si sono usate le insuline del maiale (e bovina) che mostra una grande similiarità a quella umana come struttura poiché la differenza tra le due è solo un cambio di un amminoacido terminale.

L’alanina dell’insulina del maiale è sostituita da una treonina in quella umana.

Anche l’insulina della vacca è molto simile e differisce solo in tre posizioni. Queste insuline animali sono riconosciute dalle nostre cellule e sono state usate nella terapia insulina.

Oggi l’ingegneria genetica riesce a sintetizzare l’insulina umana sfruttando un battere molto comune come l’Escherichia Coli.

Poiché l’effetto dell’insulina deve rispondere adegutamente alla salita del glucosio nel sangue, sono state prodotti tipi di insulina che hanno differente tipo di azione: quelle rapide, quelle intermedie e quelle a lungo effetto.

La differenza è nell’introduzione nella catena B di modificazioni di ammino acidi che favoriscano o meno l’aggregazione delle unità attive.



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